Comunicato del Presidente SIRCA
Non tutte le farmacie hanno un laboratorio galenico, meno ancora lavorano la cannabis medica. Sono una ventina, non di più, prese d’assalto
da migliaia di pazienti che potevano sceglierne anche distante centinaia di chilometri: una volta pronto il farmaco, bastava inviare un corriere per il
ritiro e per la consegna a domicilio. Bisogna usare il passato, perché dopo una controversa circolare del ministero della Salute guidato da Roberto
Speranza non si può più. Con una comunicazione datata inizio ottobre, il Ministero ha comunicato che «la dispensazione del medicinale, ai sensi
dell'articolo 45 del DPR 309/90, deve essere effettuata in farmacia, dietro prestazione di ricetta medica, direttamente al paziente o a persona
delegata». Per i pazienti che devono seguire una terapia che prevede la cannabis, un altro inconcepibile ostacolo che si somma alla cronica
difficoltà di reperire il medicinale: nonostante gli annunci e le promesse, le scorte italiane di cannabis terapeutica prodotte dall’Istituto farmaceutico
di Firenze non bastano. Così ancora una volta il Ministero della Salute ha dovuto acquistarne un carico da 600 chili dall’Olanda, come accaduto lo
scorso anno. Anche se la ratio della norma è quella di incentivare la produzione dei farmaci a base di cannabis da parte di una platea più ampia
di farmacie, l’unico effetto al momento ottenuto è quello di creare insormontabili difficoltà ai malati.
«Questa vicenda sta assumendo, sempre più, caratteristiche kafkiane e riguarda Il Ministero della Salute che ha deciso di esprimersi anche sulle
modalità di spedizione della cannabis medica al paziente. O meglio, ha deciso di esprimersi sulle modalità per impedire la spedizione della
cannabis medica al paziente – commenta Paolo Poli, presidente SIRCA, Società Italiana Ricerca Cannabis e pioniere nell’uso della cannabis nelle
terapie del dolore -. Cosa accade se la farmacia Galenica si trova a 200 km di distanza? Se il paziente, per problemi di salute, non può ritirarla? Se il
delegato dal paziente non può permettersi di prendere un giorno di permesso per andare a ritirare il farmaco? Quando il Ministero della Salute ha deciso, tra le tante cose importantissime alle quali pensare, di esprimersi in tal senso, ha pensato alle ricadute nella vita reale? Colui o Coloro che hanno normato, si sono messi, anche solo per pochi minuti
minuti, nei panni dei nostri pazienti, dei parenti, della famiglia?». Forum Droghe, Associazione Luca Coscioni, Società della Ragione, CGIL, CNCA,
LILA, Meglio Legale, FattiSegreti, La Casa di Canapa, Radicali Italiani hanno scritto una lettera aperta al ministro Speranza, per
denunciare inoltre il passaggio della circolare firmata dal nuovo direttore generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico Achille Iachino,
nel passaggio in cui sono «consentite solo le forme farmaceutico del decotto e della vaporizzazione e esplicitamente negare la possibilità di
prescrivere resine e oli».
«Alla vigilia del voto sulla raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che chiede il riconoscimento formale, all’interno delle
Convenzioni internazionali, dell’uso terapeutico della cannabis riteniamo che l’Italia non possa fare passi indietro rispetto a quanto conquistato dal
2007 – si legge nella nota -. Anche alla luce del Commento Generale sulla Scienza adottato dalla Nazioni Unite a maggio scorso, saremmo felici
di poterLe presentare di persona ulteriori argomenti a bilanciamento delle gravi limitazioni sopra ricordate che, se confermate, comporterebbero un
attacco al pieno godimento del diritto alla salute nel nostro paese».
Paolo Poli