La Canapa versus Cannabis

La canapa, il cui nome botanico è Cannabis sativa L. è una delle piante da più tempo conosciuta ed usata dall’uomo. Si discute sul fatto che sia stata da prima utilizzata come pianta destinata a propiziare riti divinatori piuttosto che per impieghi agricoli (fibra, carta o nutrimento). Infatti sono diversi e più antichi i siti archeologici che comprendevano residui della pianta, in contesti di usi curativi o religiosi.

Sino a quasi 20 anni fa, della canapa o meglio della Cannabis, se ne faceva un uso legato alla sua capacità di produrre molecole pressoché esclusive (i cannabinoidi), con le tipiche proprietà stupefacenti o terapeutiche (antinfiammatorie, cicatrizzanti o analgesiche). Le sostanze venivano usate nel loro insieme (fitocomplesso) così come si continua a fare con la quasi totalità delle piante per uso fitoterapico.

Infatti, le materie prime vegetali per la gran parte sono raccolte in ambienti naturali o coltivate, ma sempre da popolazioni naturali scarsamente selezionate. Solo alcune fonti di principi attivi vegetali, come quelli derivati dal papavero da oppio, euforbia, digitale, luppolo e cefalotassina sono state selezionate al punto da produrre profili chimici stabili ed uniformi. Ad esempio, per la Stevia rebaudiana sono stati selezionati dei genotipi (varietà) riprodotti vegetativamente per evitare che con la produzione dei semi si potessero indurre delle variazioni del profilo genetico e di conseguenza quello chimico.

Per la Canapa è avvenuta una cosa simile a partire da 15 anni a questa parte ed infatti si è passati da popolazioni che presentavano un profilo chimico variabile dovuto a variazioni genetiche, oltre a variazione dovuta alle modalità di coltivazione (in ambienti naturali). Con il progresso e con l’individuazione delle molecole responsabili dell’attività stupefacente (1964, scoperta della struttura e sintesi della molecola del THC), si è passati alla produzione di popolazioni monosessuate (semi femminizzati), sino a genotipi riprodotti vegetativamente attraverso il clonaggio partendo da un singolo individuo (madre). Solo con questo tipo di riproduzione si è potuto garantire la stabilità nel tempo e questa è una condizione fondamentale e obbligata per far rientrare la Cannabis nel repertorio delle fonti vegetali da cui derivare farmaci tradizionali o etici.

Sino a qualche lustro fa ed ancora adesso, esiste un mercato della canapa enorme e diffuso in quasi tutto il mondo che si basa sull’impiego di materiali vegetali di cui non è dato sapere con esattezza le origini e la composizione chimica. Questi genotipi sono nella disponibilità di organizzazioni criminali o singoli individui che operano nell’illegalità e di conseguenza non si sono mai rivolti a centri ufficiali, nazionali o internazionali, per la registrazione delle varietà perché non desideravano essere identificati e perché non riuscivano a garantire nel tempo la disponibilità di varietà costanti e soprattutto con uno stabile profilo chimico. Purtroppo questo sistema permea il mondo intero e fornisce, attraverso canali prevalentemente illegali, ma talvolta anche sul filo della legalità, semi di canapa non certificati che possono comunque circolare perché non contengono sostanze vietate (stupefacenti). L’esigenza di offrire anche ai consumatori ludici varietà stabili e sempre con potenza drogante maggiore ha indotto i produttori illegali di selezionare varietà unisessuate (femminili) e geneticamente uniformi. Ma in ogni caso, questo genere di mercato sementiero è assolutamente inaffidabile e tanto meno lo è quello che offre il prodotto già pronto al consumo (la così detta marijuana o ganja). I produttori e commercianti sono pagati a peso di prodotto scambiato e perciò tutte le tecniche lecite ed illecite messe in atto per arrivare a gestire maggiori quantitativi sono adottate, come applicare fitofarmaci sino agli ultimi giorni di coltivazione, l’applicazione di prodotti chimici che potenziano l’effetto stupefacente e anche sostanze inerti o tossiche che possono semplicemente appesantire il materiale prodotto.

Per questo si può facilmente intuire che nessun individuo che intenda produrre o recuperare autonomamente la canapa per curarsi è in grado di poter acquistare semi e coltivare delle piante che gli garantiscano nel tempo di ottenere e consumare Cannabis di grado farmaceutico.

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